Alarico. Barbaro, cittadino romano e cristiano ...E il rovesciamento dei topoi anti barbarici



Breve abstract del libro e della ricerca della tomba di Alarico.
Dr. Geol. Amerigo Giuseppe Rota
 
 
Nella giornata del 16 aprile, ho postato su facebook la notizia dell’imminente pubblicazione del mio libro intitolato Alarico. Barbaro, cittadino romano e cristiano”, Rossini Editore (in vendita dal 10 maggio), riscontrando grande interesse tra amici, conoscenti e appassionati di storia e di archeologia. Con grande soddisfazione, ho raccolto apprezzamenti per un argomento di grande interesse che potrebbe rivelarsi anche una concreta opportunità di sviluppo per la Calabria, qualora si riuscisse a ritrovare la tomba del re dei Visigoti.

L’idea del libro è nata dopo una prolungata fase di ricerca della camera sepolcrale, cui ho dedicato molti sforzi per oltre 20 anni. Ho avuto così occasione di approfondire la storia di Alarico e del suo popolo, cambiando anche opinione sui cosiddetti “barbari.
Pandemia permettendo, la presentazione del libro è prevista per il prossimo settembre, a Cosenza. Nel volume si illustra la storia del re e del suo popolo. Alarico è stato da alcuni definito come barbaro sanguinario e crudele, ma secondo le testimonianze di uomini illustri del tempo (come Olimpiodoro di Tebe, Sant’Agostino, Orosio, e altri) era piuttosto una persona mite, riflessiva e profondamente orientato a una concreta integrazione col popolo romano, essendo lui stesso cittadino romano (conosciuto col nome di Flavius Alaricus). Altro che barbaro impulsivo, dedito alla distruzione e alla devastazione! Essendo egli formato alla paideia ellenistico romana e cristiano convinto, rappresenta un esempio di precursore dell’uomo occidentale come tanti altri barbari romanizzati.

La storia del personaggio ricorda quindi quella di molti di noi. La sua fu un’esistenza segnata da episodi di razzismo, purtroppo frequenti anche nello sterminato territorio dell’Impero romano del IV e del V secolo, e da immigrazioni di massa che, nel corso dei secoli e a tutte le latitudini, si ripropongono ciclicamente.

Il libro è destinato a un ampio pubblico, e offre diversi spunti di riflessione, supportati da specifici riferimenti bibliografici, che mettono in discussione le opinioni più comuni sui caratteri dei barbari: una connotazione sociale che, oggi come allora, si tende ad attribuire agli stranieri – come agli africani che, per prossimità geografica, carestie e instabilità politiche, sempre più numerosi s’inseriscono nel nostro tessuto sociale.

Un aspetto che meriterebbe maggiore considerazione, è legato alle conseguenze di tipo economico che la figura di Alarico potrebbero essere indotte in ottica di promozione turistica. Gli ingredienti per un simile obiettivo ci sono tutti:
  • Alarico è un personaggio storico di grande interesse;
  • un alone di mistero aleggia, da secoli, intorno al leggendario tesoro che sarebbe custodito nella sua tomba;
  • la splendida ballata di Von Platen, tradotta da Giosuè Carducci, contribuisce a renderne eterna la memoria e il fascino.
 
In un capitolo del libro si riportano puntuali notizie storiche relative a preziosi reperti e gioielli, depredati dai Visigoti a Roma intorno al 410 d.C., che furono probabilmente sistemati nella tomba del sovrano. Tra questi, la menorah (il candelabro a sette bracci degli israeliti, depredato da Tito in Gerusalemme nel Tempio di Salomone nel 70 d.C.) potrebbe essere stata deposta nella sua tomba quale elemento di spicco del favoloso corredo funebre.

Nel capitolo dieci è riportato un accenno alla ricerca geoarcheologica in corso di svolgimento. In esso è anche riportato un sito di sepoltura inedito (tra dieci individuati fino a oggi) che potrebbe ospitare la tomba segreta dei Visigoti. Tale sito ricorda, infatti, in modo sorprendente, con quello descritto da Jordanes nella Getica (550 d.C. circa) - la principale, se non l'unica, fonte storica di riferimento.

Infine, non potevo non rimarcare il risvolto pedagogico del racconto, vista anche la mia formazione cristiana che mi ha fortemente stimolato in tal senso. La storia insegna che i veri barbari sono coloro che pongono barriere di tutti i tipi alla completa integrazione tra le popolazioni di diversa etnia che, nel rispetto delle differenti tradizioni e culture, possono positivamente convivere in un’unica comunità arricchendosi reciprocamente delle diversità dell’altro.